Mancano pochissimo alla tanto attesa riunione del Consiglio Federale, durante il quale dovrebbe, (il condizionale è d’obbligo), essere scritta la parola “fine” sulla stagione calcistica 2019/20 per quanto concerne la Serie D e tutte le categorie inferiori.
Sono tante le incognite, sono infinite le incertezze riguardanti il destino sportivo di decine di squadre, soprattutto quelle collocate nella parte bassa di ogni classifica e in attesa di sapere se sarà determinato un blocco totale delle retrocessioni o se, invece, si procederà d’ufficio alle stesse così come previsto dal regolamento classico.
Già, il regolamento: questo è uno di quei casi in cui le eccezioni che non confermano la regola dovrebbero essere molteplici, pertanto, è lecito aspettarsi di tutto in questo senso. Meno cupo è lo scenario che avvolge la parte alta delle varie classifiche, dove ormai è già tutto ben delineato. Le attuali capolista dovrebbero andare incontro all’ufficialità del salto di categoria, con le quattro squadre dal secondo al quinto posto che non avranno la possibilità di continuare a competere per la vetta e neppure di cercare di consolidare un piazzamento Play-Off. Resterà solo da capire quali seconde, tra quelle dei nove Gironi di Quarta Serie, potranno ambire concretamente ad un ripescaggio in Lega Pro, ma per questa circostanza non sarà quella odierna la data giusta. I verdetti attesi per oggi, come detto, dovrebbero essere quelli relativi alla chiusura della corrente stagione, alla promozione delle attuali capolista e venendo soprattutto a conoscenza della decisione del Consiglio rispetto al blocco o meno delle retrocessioni. Saranno questi i punti che dovrebbero andare a chiarirsi del tutto tra qualche ora, anche se, tra i Dilettanti, la trepidazione e l’attesa non riguardano tanto la definizione dei verdetti stagionali, quanto un altro aspetto che affolla le menti della quasi totalità degli addetti ai lavori legati alla Quarta Serie. Dalle numerose interviste esclusive che negli ultimi mesi la redazione di TuttoSerieD ha realizzato confrontandosi con decine di protagonisti della categoria, è emerso chiaramente come l’attesa quasi spasmodica che sta caratterizzando questi giorni, sia relativa alla conoscenza del destino di migliaia di uomini, atleti, tecnici, dirigenti e non solo, che oggi sono in preda al panico per un futuro avvolto dalla più totale incertezza.
La grave crisi economica che riguarda e continuerà a riguardare da vicino tutto il sistema Calcio dilettantistico, condiziona pesantemente il futuro di tantissime persone che in questo momento non si chiedono se e come finirà questo campionato, non si chiedono se ci saranno o meno le retrocessioni, o chi sarà ripescato in Lega Pro. La domanda ora è solo una: chi garantirà un avvenire più o meno sereno a tutti quegli uomini, molti dei quali padri di famiglia, che non percepiscono lo stipendio da 4-5 mesi e che non sanno se e quando potranno vedersene accreditato un altro?
Questo è il quesito che migliaia di persone oggi vorrebbero porre al Presidente Cosimo Sibilia e ai pregiatissimi membri del Consiglio Federale, che tra poco siederanno attorno ad un tavolo, con la mente scevra di qualunque tipo di pensiero che riconduca al concetto di “precarietà” e soprattutto lontani da quelle drammatiche dinamiche di vita quotidiana con cui si confrontano almeno i 2/3 dei tesserati di Serie D.
Caro Presidente Sibilia, immaginando di poter colloquiare con lei in questo momento così delicato, verrebbe da chiederle se sarà lei a garantire per il presente ed il futuro di quegli uomini che le fanno riferimento, in quanto tesserati per Società affiliate alla Lega che presiede e di cui lei stesso dovrebbe (anche qui il condizionale è più che d’obbligo) drenare in prima persona ogni problematica e criticità. Chissà se si sia mai reso conto che, paradossalmente, presiedere la Lega Nazionale Dilettanti comporti responsabilità ben maggiori rispetto a quelle dei suoi colleghi ed omologhi, a capo della Lega Serie A, della Lega B e della Lega Pro.
Lei ha in mano il destino calcistico e personale di migliaia di calciatori, tecnici, tesserati vari e, di riflesso, anche delle famiglie di ognuno di essi. Nessuno le chiede di intaccare il suo patrimonio personale o le suggerisce di attingere all’esiguo “salvadanaio” della LND per far fronte alle centinaia di milioni di Euro di cui si necessita allo stato per salvaguardare tutto il movimento: a lei si chiede “solo” di lottare, di farsi portavoce delle angosce di queste stesse persone, le si chiede di spingere, pressare e contrattaccare, proprio come un mediano di quelli tosti, arcigni, forti tecnicamente e abili a cavarsela nella doppia fase. I tesserati dell’intera Serie D, che a differenza di chi giochi in categorie inferiori, non hanno un secondo lavoro e difficilmente possono permettersi di svolgerlo, sono qui a chiederle aiuto, sostegno e quella “grinta” necessaria per sedere con onore e dignità alla “tavola rotonda” del Calcio, per far sì che la LND si veda riconosciuti i propri sacrosanti diritti. Lei ha l’onere e la responsabilità di rivolgersi con fermezza alle istituzioni, un po’ come il Capitano faccia con l’arbitro a nome di tutta la squadra. Gli atleti e chiunque altro appartenga alle tre Serie professionistiche, hanno tutele e garanzie che in D non esistono neppure lontanamente, nonostante quasi cinquemila calciatori conducano una vita e un’attività sportiva a tutti gli effetti professionistica. A riformare il Calcio in ogni sua categoria sono tutti propensi, ogni modifica e variazione, anche la più sostanziale, sarebbe ben accetta qualora portasse a progredire e ad azzerare le situazioni drammatiche che si vivono da troppi anni in Serie D. Le Società inadempienti sono un “cancro” da decenni per la categoria e su questo bisognerà intervenire drasticamente. La paura, adesso, è che agli stessi Club venga consentito di non corrispondere le mensilità dovute e relative ai mesi in cui non si sia giocato. Per carità, tutti conoscono e comprendono le difficoltà a cui stanno cercando di far fronte aziende, imprenditori, sponsor e coloro i quali siano soliti investire nel Calcio, però non potrà accadere in nessun modo che a rimetterci siano solo i principali protagonisti di questo Sport. Come lei ben sa ci sono decine di realtà ferme con il pagamento degli stipendi già da molto tempo prima che scoppiasse la pandemia, ci sono calciatori e tecnici che non percepiscono un Euro da troppi mesi e mandare avanti in questi termini un nucleo familiare che si regge solo e soltanto sullo stipendio che il capo famiglia drena attraverso il Calcio, è pressoché impossibile.
Chi si farà carico delle problematiche di questi ragazzi? Sarà lei, Presidente? Sarà l’A.I.C.? Difficile, visto lo scarso potere contrattuale che la stessa abbia in ambito federale, nonostante l’apprezzabile impegno profuso sino ad oggi. Sarà magari la Lega Serie A, attraverso un cospicuo contributo destinato al Calcio dilettantistico? Non è forse più giusto, auspicabile ed opportuno che ad intervenire sia il nostro Governo? Non è forse arrivato il momento che dalle parole si passi finalmente ai fatti? Ci si renderà mai conto che alla Lega Nazionale Dilettanti siano affiliati “milioni” tra Club e tesserati di ogni età? Ci si renderà mai conto che le difficoltà (quelle vere e quotidiane) NON appartengano alla Serie A, alla B e a quello che si sia soliti definire “Calcio che conta“? Ci si renderà mai conto che tra i Dilettanti, specie in Serie D, oggi si stia lottando per la sopravvivenza e che moltissimi giovani atleti ed allenatori stiano seriamente pensando di lasciare il Calcio e la passione di una vita per dedicarsi ad un’attività più “sicura” e redditizia?
Che la D vada ripensata, riconcepita e rivoluzionata sotto ogni punto di vista è oramai assodato, ma prima di arrivare a questo è necessario che qualcuno prenda in mano la situazione, dando una speranza e una mano concreta a chi oggi non riesca ad arrivare indenne alla fine del mese.
Caro Presidente Sibilia, sicuramente saprà già molto bene tutto questo. Finora il suo operato è stato positivamente riconosciuto ed esaltato da chi di dovere, in quanto meritevole di plauso. Ma per stravolgere del tutto certi giudizi ci vuole meno di un attimo e lei oggi ha in mano il destino del suo mandato ma anche e soprattutto del Calcio italiano. Non passi come un’esagerazione questa: per milioni di italiani il “Calcio che conta” sarà quello di Serie A, ma il “Calcio vero“, quello puro, autentico, sofferto, dove a muovere ogni cosa è la passione e non il denaro, è quello che si vive e si respira tra i Dilettanti. Di questo e per questo Calcio è lei il portavoce. E’ lei a doversi fare carico delle problematiche che stanno minando il futuro di tutto il sistema, da nord a sud della penisola. Ed è a lei che milioni di persone si affidano affinché la loro voce, la loro protesta e le loro legittime pretese, arrivino forti e chiare nelle “stanze del potere“. Là dove c’è bisogno che intervenga con fermezza e autorità una figura come la sua, anche a costo di inimicarsi qualcuno, ma pronta a tutto pur di salvaguardare un movimento su cui tra l’altro verte gran parte dell’economia nazionale.
Questa è la domanda principale che ci si pone oggi, caro Presidente: chi garantirà per il presente e il futuro di migliaia di tesserati dilettanti e delle rispettive famiglie, oggi in piena lotta per la sopravvivenza?
Nella speranza di vederla ancor più determinato e combattivo del solito, si attende di sapere a quale destino andranno incontro la nostra Serie D e tutti i protagonisti di quello che non a caso è da sempre ritenuto “Il Campionato degli Italiani“.